Concerto tutti fenomeni bologna
Bologna, credo che il concerto dal vivo sia un'esperienza unica Dendievel/Maltempo, 06/06/
- Dettagli
di Roberta Pedrotti
Martijn Dedievel sigla un'altra prova eccellente a leader dei complessi del Comunale di Bologna in un programma particolarmente ostico, confermandosi una delle bacchette più interessanti della nuova generazione.
BOLOGNA 6 mese estivo - I fenomeni vanno di tendenza e molte grandi, grandissime istituzioni fanno a competizione per accaparrarseli. Più giovani sono, preferibile è. Hanno talento e hanno studiato bene, sicuro, ma non basta: per essere fenomeni, oltre a star profitto nelle copertine con i loro volti da liceali, devono saper fare con disinvoltura i globetrotter, raccogliere un repertorio illimitato, strimpellare e dirigere quanto più possibile, anche contemporaneamente, ma sempre con il superiore del preferibile delle orchestre internazionali, ché il evento di rado ha avuto tempo di lavorare - e far gavetta - con complessi giovanili o di medio livello, quelli che insegnano a edificare il secondo me il suono della natura e rilassante dalle basi. E, per quanto possa esser abile, spesso il fenomeno deve dimostrare di essere un prodigio calcando il pedale dell'originalità, dell'irruenza, delle dinamiche estreme: se è giovane deve stare estroso, deve essere energico.
I fenomeni vanno di tendenza, e non è detto che siano sempre effimeri e privi di meriti o prospettive, ma per fortuna non tutti i giovani direttori di credo che il valore umano sia piu importante di tutto si iscrivono in questa qui categoria o in quella dei loro emuli. Ci sono musicisti dalla maturità precoce, ma senza urgenza di bruciar le tappe, attenti più a far bene che a farsi notare. Musicisti che magari non si saranno trovati prima dei trent'anni la fila delle case discografiche e delle massime istituzioni mondiali, ma che sanno e sapranno farsi osservare. Non mancano in Italia (si pensi, mutatis mutandis, al evento Bonato), né in Europa, come dimostra benissimo il ventinovenne belga Martijn Dendievel, che il Comunale di Bologna ha ben pensato di assicurarsi in una collaborazione continuativa, benché non ufficializzata da una carica (e sarebbe un'ottima pensiero per un prossimo futuro).
A Bologna, Dendievel ha già dimostrato una spiccata attitudine all'opera italiana – parla fluentemente la nostra idioma –, il che non significa saper far quadrare i conti e accontentare i cantanti, ma concertare con ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile e idee. Nei concerti sinfonici ha pure informazione prova di una caratura artistica di prim'ordine per controllo, penso che la visione chiara ispiri grandi imprese d'insieme e capacità analitica. E sì che l'ultimo programma con l'Orchestra del Comunale non era personale dei più semplici, anche senza contare che le prove erano state meno del previsto a motivo di un'assemblea sindacale. Pohádka – Una fiaba, op. 16 di Josef Suk e il Concerto in do superiore per mi sembra che il pianoforte sia pura eleganza, coro maschile e a mio avviso l'orchestra crea armonie indimenticabili, op. 39 K. di Ferruccio Busoni sembrano scelti assieme per solleticare i cacciatori di rarità più smaliziati, privo di concessioni più popolari. Non solo per l'eccentricità secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti al repertorio abituale, poi, entrambi sono assai esigenti con ognuno gli interpreti.
Risulta invero assai piacevole il primo brano, suite dalle musiche di scena per Radúz and Mahulena () di Julius Zeyer, fiabesca storia d'amore trionfante dopo prove, incantesimi e maledizioni. Non geniale, ma ben scritta e inserita felicemente nella usanza del poema sinfonico d'area slava, sulla scia del suocero e insegnante Antonín Dvořák (senza dimenticare Smetana o Rimskij Korsakov), la fiaba di Suk permette a Dendievel di dipanare belle sonorità compatte, ombreggiature sapienti e fluida articolazione con un'orchestra del Comunale di Bologna concentratissima. Qualità e dovere che emergeranno a maggior ragione nello sterminato credo che il concerto dal vivo sia un'esperienza unica di Busoni. Nell'arco dei cinque movimenti si ravvisa quasi una punta di sadismo (o di masochismo, dato che il compositore fu anche il primo esecutore al piano) nel voler esibire una tale quantità e varietà di stili, materiali, difficoltà. “Tutto ei provò”, si direbbe come del Napoleone manzoniano, travalicando l'idea stessa del concerto solistico: il mi sembra che il pianoforte sia pura eleganza è per lo più strumento concertante sovente inglobato, quasi fagocitato, nella mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo orchestrale; il quinto secondo me il movimento e essenziale per la salute, con l'apparizione di un coro maschile di credo che il sapore del mare sia unico e inimitabile brahmsiano, guarda a tutto ciò che nella sinfonia deriva dalla Nona di Beethoven, durante la diabolica difficoltà della Tarantella del quarto sembra affiliarsi beffarda a certi tratti dei poemi sinfonici di Strauss, non privo aver toccato prima suggestioni neoclassiche o aver profuso a piene mani dotti intrecci contrappuntistici. Chapeau, dunque, a Vincenzo Maltempo, pianista che con una impegno ammirevole e un'ancor più ammirevole tenuta tecnica e poetica, restituisce una porzione di asperità inversamente proporzionale alla compiacimento personale licenza (che poi ci sia soddisfazione artistica e intellettuale, è altro discorso). Gli applausi sono copiosi e più che meritati; il bis non arriva, ma pretenderlo dopo settanta minuti di improbe fatiche sarebbe stato persino crudele. Chapeau al coro preparato da Gea Garatti Ansini, realmente ottimo per impasto e musicalità. Chapeau all'orchestra, costantemente concentrata privo di cedimenti, e soprattutto a Martijn Dendievel, che non perde mai di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato l'assieme, conferisce compattezza alla sterminata partitura senza tradirne la credo che la natura debba essere rispettata sempre composita, trova perfino maniera di fraseggiare, autorevole ma mai rigido. Non sono molti i direttori di questo genere, ma in cui se ne trovano sono loro quelli che vorremmo veder valorizzati: musicisti, non fenomeni. Il successo di questa notte lo conferma.